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Grissin Bon: 5 question marks con vista play off

50 giorni all’alba. Giorno più giorno meno queste le pagine di calendario da sfogliare per arrivare al 3 maggio, serata in cui si alzerà il sipario sugli attesissimi play off 2016 che, volenti o nolenti, saranno anche quest’anno la cartina al tornasole per valutare l’ambiziosa stagione biancorossa.
Porte chiuse e lavorare, questo il diktat imposto dallo staff tecnico che sa che le aspettative sono alte e che quest’anno tutta Reggio crede al bersaglio grosso. Se nove mesi fa si pensava di essere là a giocarsi il tricolore per una combinazione astrale, in questa stagione la Reggiana ha dimostrato di avere tutte le carte in regola per arrivare in fondo. Ma ci sono alcuni interrogativi che aleggiano sui biancorossi e che solo il crudele verdetto del parquet potrà sciogliere.

LEADERSHIP LITUANA  Kaukenas e Lavrinovic, scienza cestistica infusa che predica basket e che rappresenta la colonna portante del gioco reggiano. Lo si è già visto a pezzi e bocconi in alcune gare decisive, in particolare in Eurocup: quando la palla scotta si va da loro. Loro realizzano o inventano. E di gare decisive a Maggio inoltrato ce ne saranno ogni 2 sere, per 40 giorni, per 19 potenziali match. La loro carta identità reciterà 39 per Rimas e 36 per Darius. Terranno botta i lituani? Questo il primo question mark da cui dipenderà tanto dei sogni biancorossi.

“DEFENCE! DEFENCE!” – “L’attacco vende i biglietti, la difesa vince i campionati”. Detto vecchio come il cucco ma sempre attuale e soprattutto veritiero. Quando ci saranno gare da dentro o fuori sapere tenere in scacco i giochi offensivi degli avversari e gestire partite a punteggio basso sarà determinante. I play off hanno gare di basket champagne ma anche partite sporche, brutte e cattive da vincere soprattutto mostrando muscoli e difesa. Questa Grissin Bon, lo sappiamo, non ha un DNA difensivo importante per verticalità dei lunghi e attitudine degli esterni ma una quadratura del cerchio va trovata soprattutto a livello di applicazione mentale. Fino ad ora non si è mai riusciti a mostrare una continuità difensiva convincente ma l’adrenalina dei play off aiuterà in questo senso. E allora il secondo question mark sorge spontaneo.

CIACK, SI GIRA  Tante bocche da fuoco, tanto talento, tanti lunghi con chili e centimetri. Veramente tanta roba. Questa Grissin Bon è veramente tanta roba per il campionato italiano (anche perché la squadra coi dieci titolari effettivi post arrivo di Golubovic la vedremo per la prima volta solo ad Aprile…). Ogni cast importante che si rispetti ha però anche un regista di livello. Accade nel cinema. Accade nello sport. Se no il castello rischia di saltare e fare flop. Perché, quando la palla peserà tonnellate, sarà il regista a dover dettare tempi e ritmi del gioco e soprattutto a dirigere l’orchestra coinvolgendo l’attore giusto nel momento giusto. De Nick sta giocando anche oltre le aspettative. Vero. Rimas è un playmaker aggiunto che inventa basket. Verissimo. Gentile e Della Valle sono guardie che possono portare palla in alcuni frangenti. Altrettanto vero. Ma il terzo question mark è: basterà?

 

I CAMPIONI  L’amaro verdetto dei playoff 2015 ci ha insegnato una cosa. Conta la tecnica? Si. Conta la tattica? Altrettanto. Ma quando saltano schemi e logiche del gioco ed è soprattutto una guerra di nervi conta avere campioni che vestano la propria canotta. Logan, Sanders e Lawal ricordano qualcosa? Ecco, quest’anno la Grissin Bon è infarcita di campioni: Rimas, Darius, Vova, il cagnaccio ma anche Polonair o #facciacattiva, gente che la palla la sa trattare quando conta. Soprattutto in una Grissin Bon dove la miccia per far decollare il gioco offensivo la accende più la giocata o l’invenzione del singolo che il sistema. Quarto question mark: riusciranno i campioni biancorossi a scaricare tutti i loro cavalli sul parquet?

IL FATTORE BLACK – Il progetto reggiano della squadra “all-white” è intrigante, unico, ammirevole e rappresenta lo stereotipo del basket europeo da tramandare ai posteri. La panchina reggiana è lunghissima, profonda e potrà contare su 10 giocatori 10 da cui poter stillare ogni goccia di energia. Ma il quinto e ultimo question mark è: in un basket che vive sempre più di atletismo esasperato e play off da ritmi folli può vincere una squadra senza fattore black?

Piccoli grandi dubbi per un piccolo grande sogno… al buon Max Menetti l’onore e l’onere di cucinare gli ingredienti giusti per regalarci un’altra magica avventura.