Pallacanestro Reggiana

Grissin Bon, ma quanto vali davvero?

(a cura di Luca Sanibondi)

 

Nessuno lo sa. Questa è la cruda verità quando siamo oramai alle porte dell’edizione 2017 dei play off scudetto, a poche ore dunque dall’inizio di un nuovo torneo che rimetterà tutto in gioco, con nuovi ritmi, nuovi equilibri e nuovi valori. Perché il dilemma è davvero indecifrabile e forse più intrigante di quanto potrebbe apparire in prima battuta. L’eco dell’ultima sberla di Cremona ha giustamente scatenato infatti una pioggia di critiche sulla Menetti band, facendo vacillare anche i più inguaribili ottimisti e spegnendo in un battibaleno quel flebile entusiasmo che si era creato con l’innesto in corsa dell’ex NBA “Re” Julian Wright ed il buon bottino conseguito nel rush finale di regular season. Ma in realtà forse, se la si analizza in profondità, la situazione non è poi così nera come sembra. Vediamo meglio il perché.

A FARI SPENTI – I biancorossi entrano nella parte destra del tabellone, quella più zeppa di talento e aspettative, in un “barrage” per definire l’anti-Milano che sembra invece avere disegnata un’autostrada per la finale. Ci entrano come mina vagante che non ha gli onori ma neanche gli oneri dei pronostici. Ci entrano con un cammino tutto in salita ed un quarto di finale che invoca già veleni ed aspra battaglia. Ci entrano con le spalle al muro e dopo una settimana in cui le critiche si stanno sprecando. Ci entrano in una situazione che potrebbe paradossalmente riverlarsi la migliore per un gruppo che ha vissuto una stagione in altalena all’insegna della discontinuità ma che, quando adeguatamente stimolato, ha saputo reagire ed essere “Grande con le grandi”, tirando fuori il suo lato migliore che l’ha portato a violare parquet ostici (Avellino, Venezia, Capo d’Orlando e Trento) e a dare filo da torcere in ben due occasioni alla corazzata EA7.

FALSO SEIS – Reggio sarà ai blocchi di partenza con la pettorina numero 6. Posizione giusta per il rendimento espresso sul campo nell’arco dei sette mesi di regular season ma che mai come quest’anno non rappresenta il reale valore (quantomeno potenziale) del team. Il cammino stagionale reggiano può essere diviso nettamente in tre fasi: 7-1 iniziale; 4-10 nel cuore del torneo; 6-2 finale. Se togliamo il lungo e rigido inverno biancorosso costellato da infortuni e nuovi assetti da costruire, il ruolino di marcia reggiano assume tutto un altro colore. Con la squadra al completo ed in mano agli italiani i numeri dimostrano che la musica è stata ben diversa da quanto recita la classifica. Sarebbe bastato raccogliere qualche punticino di quelli sciaguratamente persi con le avversarie di fondo classifica (i ben 8 punti lasciati sul campo con Cremona e Caserta gridano ancora vendetta…) per essere qui a osannare una posizione d’elite anche nell’anno di transizione. Se al cocktail aggiungiamo che la squadra è stata fatta, rifatta e rinforzata tre volte potete ben capire che la pettorina numero 6 non è veritiera.

Julian Wright, sarà lui il nuovo leader biancorosso?

W-RIGHT HERE RIGHT NOW – E’ il pezzo da novanta, il coniglio nel cilindro, l’asso nella manica. Chiamatelo come volete ma Frosini sotto traccia ha piazzato il grande botto proprio sul fotofinish. Un po’ per il tesoretto inaspettato che ci si è ritrovati nell’uovo di Pasqua (grazie al buyout su Gentile ed al gruzzoletto aggiuntivo sul premio dei giovani italiani acquisito in virtù della retrocessione di Cremona), un po’ perché l’anno di purgatorio lontano dall’Europa dei canestri ha costretto Reggio a dover attendere i play off per avere l’appeal economico e di palcoscenico per ambire al top player. Stavolta non arriva il Needham dello scorso anno che fu innestato in extremis come elemento di complemento per imbullonare regia e difesa. Qui si butta nella mischia un attore protagonista che può fare saltare il banco. In un senso o nell’altro. Perché Julian è giocatore ingombrante, che chiama minuti e palloni, aggiunge tasso tecnico e fisicità, sa realizzare, finalizzare e forse pure costruire. Insomma, un giocatore totale che potrebbe essere un potenziale crack e rappresentare proprio il tassello mancante per la chimica reggiana. E se fosse lui il leader carismatico, il trascinatore in grado di far scoccare la scintilla per accendere il motore e l’entusiasmo della “torcida” biancorossa? Ovvio che buttarlo dentro direttamente in gara 1 di un quarto così delicato potrebbe non consentire di avere i tempi tecnici sufficienti per oliare a dovere i meccanismi, ma se si dovesse riuscire a fare strada il suo valore aggiunto potrebbe risultare esponenziale. Anche perché, con le serie che si allungano, sarà direttamente proporzionale l’impatto della qualità e profondità dei roster. Insomma, di solito chi è più forte vince.

TUTTI PER UNO UNO PER TUTTI – E’ il motto di Menetti. Lo è e lo è sempre stato. Nei play off in primis. Max ha sempre saputo cavalcare l’emotività e l’adrenalina delle sfide che contano nella post season per fare andare il suo team oltre il lato tecnico. Nell’anno in corso la sintonia dello spogliatoio è stata tuttavia spesso sotto i riflettori. Inoltre in questo gruppo gli operai, in particolare con attitudini spiccatamente difensive, non si possono inventare. E allora il pathos dei play off riuscirà a compattare la truppa estrapolandone lo spirito al sacrificio e l’unione di intenti, forza vincente di un gruppo? Bel dilemma che però alla fine rappresenterà il principale indizio per la soluzione del rebus.

Fra dubbi e speranze dunque mai come quest’anno nessuno può sapere quanto la Grissin Bon vale veramente. Solo il parquet potrà dare l’ardua sentenza. 0 a 0 e palla al centro.

Buon play off a tutti!